“A Kind of Language: Storyboards and Other Renderings for Cinema” è la mostra curata da Melissa Harris che esamina il processo creativo prima della realizzazione di un film esplorando storyboard e altri materiali come moodboard, disegni e schizzi, scrapbook e quaderni, sceneggiature commentate e fotografie.
Allestito negli spazi di Osservatorio, il progetto comprende oltre ottocento elementi creati tra la fine degli anni Venti e il 2024 da più di 50 autori tra i quali registi, direttori della fotografia, artisti, grafici, animatori, coreografi e altre figure legate alla produzione di film e video.
Le origini dello storyboard risalgono all’inizio del XX secolo e sono legate allo sviluppo dell’animazione. A partire dagli anni Trenta, i Fleischer Studios e la Walt Disney Productions, e poi negli anni Quaranta la United Productions of America, commissionavano ad artisti la creazione di sequenze di schizzi e altri elementi visivi durante l’elaborazione della trama e la definizione dei personaggi. Negli stessi anni lo storyboard diventa uno strumento fondamentale per l’elaborazione delle opere cinematografiche, dall’animazione al live-action, una rappresentazione visiva concreta e sistematica dello svolgimento della storia. Decenni dopo, lo storyboard continua a essere il precursore di progetti di animazione, come dimostrano i disegni preparatori di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli esposti in mostra.
Come spiega Melissa Harris: “Per molti creare gli storyboard è parte integrante del processo. Impostare visivamente una scena per poi definirne l’andamento può aiutare il team coinvolto nella realizzazione del film a riflettere sulle relazioni tra i personaggi, a immaginare come sviluppare la narrazione o a comprendere il miglior modo di trasmettere l’essenza di una particolare sequenza. Può anche aiutare a correggere i problemi, per esempio quando qualcosa non sembra del tutto convincente in un personaggio o in un’interazione fisica, e offrire un riferimento visivo agli attori. Sul piano tecnico, gli storyboard possono aiutare il regista a determinare le angolazioni più efficaci per l’illuminazione e le riprese, o il miglior modo di impiegare le dissolvenze ed eventuali effetti speciali.”
L’allestimento della mostra, concepito da Andrea Faraguna dello studio di architettura Sub di Berlino, prende ispirazione dallo storyboard, punto di partenza della creazione cinematografica e strumento per comporre e comunicare il processo. Concentrandosi sul ruolo di questo strumento per il cinema, l’allestimento presenta e reinterpreta l’ambiente di lavoro degli artisti di storyboard traducendolo in un’esperienza spaziale. I tavoli espositivi ispirati alle scrivanie da disegno sono al centro del design della mostra. Ogni tavolo è dedicato a un film specifico di cui viene presentata la narrativa visuale sotto forma di una sequenza di scene che possono essere osservate da vicino.
“A Kind of Language” contiene gli storyboard dei film di: Muzaffar Ali, Pedro Almodóvar, Wes Anderson, Charles Atlas, Matthew Barney, Ericka Beckman, Martin Bell, Ingmar Bergman, Bernardo Bertolucci, Luis Buñuel, Charlie Chaplin, Tan Chui Mui, Sofia Coppola, Alex de la Iglesia, Cecil B. de Mille, Jonathan Demme, Walt Disney Productions, Federico Fellini, Fleischer Studios, Terry Gilliam, Jean-Luc Godard, Renny Harlin, Alfred Hitchcock, Alejandro González Iñárritu, John Irving, Joan Jonas, Alejandro Jodorowsky, Isaac Julien, Akira Kurosawa, Hagai Levi, Yang Lina, Yolo, Jia Ling, Hayao Miyazaki, Pier Paolo Pasolini, Sally Potter, Satyajit Ray, Jerome Robbins, Martin Scorsese, Steven Spielberg, Andrew Stanton, Sarah Treem, Lee Unkrich, Agnès Varda, Carrie Mae Weems, Wim Wenders, Robert Wise, San-ho Yeon, Jia Zhang-Ke, Fred Zinnemann.
Da febbraio a settembre 2025 una sezione del programma del Cinema Godard di Fondazione Prada è dedicata a “A Kind of Language”, presentando una selezione di film esaminati nel progetto. La mostra è accompagnata da una pubblicazione illustrata della serie dei Quaderni, pubblicata da Fondazione Prada, che include un testo della curatrice Melissa Harris e un saggio visuale ideato da Sub.