Fondato nel 2006, Flatform è un collettivo con sede a Milano e Berlino riconosciuto come uno dei più importanti e apprezzati della scena artistica internazionale. La sua pratica si fonda sulla contaminazione tra discipline diverse e privilegia l’utilizzo dell’installazione e del film come mezzo espressivo. Presentati nei più importanti festival internazionali, i loro lavori sono prototipi di estrema ricercatezza formale, concettuale e compositiva.
Protagonista di #Studio, la sezione che esplora inedite contaminazioni tra il linguaggio del cinema e quello delle arti visive, il collettivo ha parteciapato a un talk al Cinema di Fondazione Prada insieme al curatore Paolo Moretti. L’incontro è stato preceduto da un programma di proiezioni diviso in due parti.
Programma 1
Il paesaggio è protagonista di Domenica 6 aprile ore 11:42 (2006), video che si concentra sulla connessione tra l’ambiente e i suoi abitanti. In Non si può nulla contro il vento (2010), presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, sequenze di paesaggi, ripresi nel raggio di sessanta chilometri, compongono un mosaico di luoghi e orizzonti. Movimenti di un tempo possibile (2011) è un unico piano sequenza che presenta una successione inverosimile di pioggia, vento, nebbia e neve che si abbattono su un roccolo. In Trento Symphonia (2014) un’orchestra e un coro in un paesaggio montano al tramonto eseguono la prima parte dell’ottava sinfonia di Mahler scomparendo progressivamente insieme ai suoni che emettono.
Programma 2
Paesaggio, cambiamento climatico, fenomeni naturali che hanno luogo in contesti periferici, si ritrovano nei lavori realizzati dai Flatform tra il 2019 e il 2020 e presentati nel Programma 2. Un piano sequenza vorticoso in Quello che verrà è solo una promessa (2019) riprende siccità e allagamenti nell’isola di Funafuti, arcipelago di Tuvalu, dove da qualche anno, per effetto del surriscaldamento del mare, l’acqua salata risale dal sottosuolo, affiora attraverso le porosità del terreno e lo allaga mettendo a rischio il futuro della vita sull’isola. Presentato alla Quinzaine des réalisateurs del Festival di Cannes del 2019, il film riflette sui cambiamenti di un’area a rischio spopolamento e sugli abitanti che ne sono coinvolti, sospesi fra attesa e sorpresa. In Storia di un albero (2020) i soggetti sono un organismo vivente non umano, una quercia di novecento anni nota come “Quercia dei Cento Cavalieri” e il territorio che la circonda da sempre. La quercia viene ritratta come l’ideale testimone di quasi mille anni di storia del luogo, in cui si sono succeduti culture, lingue e avvenimenti storici e politici.