Autore di Sacro Gra, il primo documentario premiato con un Leone d’Oro al Festival di Venezia nel 2013, e di Fuocoammare, Orso d’Oro per il miglior film al Festival di Berlino nel 2016, il regista italiano Gianfranco Rosi è il protagonista di #Soggettiva nel mese di giugno.
Nato nel 1963, Gianfranco Rosi è noto per il suo metodo fortemente immersivo, che l’ha portato a vivere per lunghi periodi a stretto contatto con le realtà eterogenee rappresentate nei suoi film. Boatman (1993), girato in quattro anni di permanenza nel continente asiatico, è il suo debutto al mediometraggio. Altri quattro anni all’interno di una comunità di homeless nel deserto del New Mexico l’hanno portato alla realizzazione di Below Sea Level (2008). In El sicario – Room 164 (2010), Rosi si immerge nella storia di un killer del cartello della droga messicano, mentre in Sacro GRA (2013) si perde per tre anni con il suo mini-van nell’anello del GRA di Roma per dipingere l’affresco potente di un’umanità invisibile. Nel 2013 riceve il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia per Sacro GRA e nel 2016 l’Orso d’oro al Festival di Berlino per Fuocoammare, racconto della quotidianità complessa dell’isola di Lampedusa. Nel 2017 passa tre anni in Medio Oriente per girare l’intimo e toccante Notturno (2020). In viaggio (2022) è l’ultimo film del regista, in cui la metafora del viaggio, presente in tutta la sua filmografia, ritorna arricchita di nuovi significati.
In conversazione con Paolo Moretti, Rosi racconta il suo metodo iper-realistico e ripercorre la sua filmografia dopo la proiezione di Boatman. Presentato in concorso al Festival di Locarno del 1993 e al Sundance Film Festival del 1994, è il film che ha rivelato il talento di un regista fuori dagli schemi.