La più ampia e completa antologica europea dell’artista americano Tom Friedman (1965, Saint Louis, Missouri) presenta lavori storici accanto a opere appositamente concepite per gli spazi della Fondazione Prada.
Friedman appartiene a quella generazione di artisti che all’inizio degli anni Novanta volge la propria attenzione al mondo delle cose, reagendo all’azzeramento fisico e tattile condotto dalla Pop art a favore dell’immagine. Torna a occuparsi dell’universo fragile ed effimero degli oggetti quotidiani, assumendoli all’interno del linguaggio artistico, privandoli tuttavia dell’aspetto iperbolico e autocelebrativo tipico degli anni Sessanta. Mediante piccole azioni di formalizzazione elementare, l’artista si interroga sul tema della complessità e dell’eterogeneità delle cose cercando corrispondenze sconosciute e segrete.
Le opere presentate svelano come l’artista sottoponga a un sottile processo di manipolazione, elementi semplici e banali come spaghetti, gomme da masticare, pezzi di carta, detersivo, carta igienica, saponette, trasformandoli in oggetti nuovi, caratterizzati da un’attitudine antieroica e al contempo da una strabiliante perfezione formale. Ciò che a prima vista sembra insignificante diviene oggetto di indagine.
Friedman ha ideato la mostra, a cura di Germano Celant, come un insieme in cui ogni elemento si connette all’altro e assume un ulteriore significato perché inserito in un contesto coagulante. La scelta di utilizzare lo spazio della Fondazione in tutta la sua ampiezza ha creato un interessante dialogo tra la dimensione monumentale del luogo e le opere di dell’artista, spesso caratterizzate da una sconcertante riduzione delle misure.
Sede della mostra: Fondazione Prada, via Fogazzaro 36, Milano