Il paesaggio della Fondazione Prada oscilla tra verde progettato e verde spontaneo, tra conservazione e innovazione, in un esercizio di rimandi tra la storia industriale del territorio e un profondo processo di riconversione urbana ancora in corso.
Il progetto nasce nel 2014 da considerazioni di Miuccia Prada sul rapporto che dovrebbe avere Fondazione con la città e il suo contesto. L’osservazione del paesaggio contemporaneo e il costante cambiamento di Milano e della sua periferia hanno dato inizio a una riflessione sui luoghi della memoria urbana e sulla possibilità di preservarli, ma con un approccio nuovo. Nella distilleria d’inizio Novecento, trasformata prima in deposito e poi in centro espositivo, i riferimenti al passato non sono solo nell’architettura industriale superstite, ma anche nella relazione con l’ambiente circostante e con il suo passato agricolo.
Oggi il paesaggio verde di Fondazione Prada, realizzato in collaborazione con l’architetto del paesaggio Maria Teresa D’Agostino, è costituito da piante tipiche degli insediamenti industriali del Novecento e piante spontanee. È un tentativo di restituire l’architettura alla natura – spontanea o agricola che sia – in modo non convenzionale. Un paesaggio che nasce da una doppia visione, in cui passato e presente, colto ed incolto, naturale e artificiale coesistono.
IL VIDEO
Il documentario diretto da Jacopo Farina racconta il progetto del verde sviluppato nella sede di Milano di Fondazione Prada e nelle immediate adiacenze, costituito da due aspetti in dialogo tra loro. Da una parte la vegetazione storicamente presente nell’archeologia industriale, dall’altra l’incolto che cresce nelle aree urbane abbandonate della città.
Una ricerca storica ha permesso di individuare le specie arboree che caratterizzavano le aree industriali dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del XX secolo, il loro uso e la disposizione tipica per poi scegliere le piante per gli spazi della Fondazione: otto gelsi (Morus alba) allineati a filare, due fichi (Ficus carica) in gruppo e un tiglio (Tilia cordata) solitario. L’osservazione del paesaggio contemporaneo di molte città metropolitane come Milano ha evidenziato negli anni l’abbandono delle aree industriali e l’inevitabile ritorno della natura selvatica nei loro spazi dimessi: le aree residue e gli scali ferroviari un tempo vicini alle fabbriche. A questo fenomeno si riferisce la seconda parte del progetto paesaggistico di Fondazione Prada. Sul tetto del cinema e nel parcheggio, le piante vagabonde riprendono il loro spazio. La flora si riappropria dell’architettura come avviene nelle aree industriali dismesse, invase da rigogliose e impenetrabili specie infestanti. L’intento è quello di creare una struttura vegetale che penetri la costruzione urbana restituendo un nuovo concetto di verde metropolitano. Specie endemiche che seguono i propri cicli vitali senza forzature, in favore del ritorno a una natura selvatica.
IL QUADERNO
Il progetto del verde di Fondazione Prada è completato dalla pubblicazione “#35 Urbano Selvatico Rurale”, parte della serie dei Quaderni. Si tratta di un set di tre Quaderni dedicati alle tre fasi di realizzazione del progetto.
Il Quaderno Ricerca analizza la presenza del verde nei siti industriali e nella campagna milanese tramite una selezione antologica e una dettagliata documentazione fotografica. Il Quaderno Progetto descrive le premesse concettuali e lo sviluppo del progetto paesaggistico della sede di Milano di Fondazione Prada e illustra attraverso una serie di fotografie i cambiamenti stagionali delle piante. Il Quaderno Erbario documenta le specie botaniche presenti nella sede di Fondazione Prada attraverso schede botaniche e immagini di dettaglio.